
Il palio del Recioto, il vino più antico romano
Il Palio del Recioto è una fiera enogastronomica che si svolge, dal 1953, ogni anno nel weekend di Pasqua e Pasquetta presso il comune di Negrar di Valpolicella. Dopo due anni di stop, a seguito della pandemia, è finalmente tornato, con la 68° edizione, dal 16 aprile al 18 aprile 2022.
Protagonista storico della manifestazione è il Recioto della Valpolicella. Dal 2016, inoltre, il vino dolce condivide il palco con l’Amarone, vino ben più famoso ma che deve la sua nascita, secondo la leggenda, a una botte di Recioto dimenticata in cantina.
Tra i chioschi e i banchetti del Palio, è possibile degustare una selezione di vini provenienti da diverse cantine della zona della Valpolicella. Inoltre, ogni anno vi è un concorso enologico: il vincitore viene proclamato come il miglior Recioto fresco d’annata o “da sagra”, ovvero un vino fresco e meno alcolico del classico Recioto.
Quest’anno la corona, tra le 14 cantine presenti, è andata alla Cantina “Vantorosso” di Marano di Valpolicella, fondata nel 2015 e alla sua prima partecipazione al Palio.
L’origine del Palio
Nell’ottobre del 1952, a seguito di una ben riuscita Fiera del Vino, all’amministrazione del Comune di Negrar venne la brillante idea di organizzare un’intera sagra dedicata al Recioto. Attraverso la fiera, il Comune desiderava rilanciare il consumo del vino della tradizione e valorizzare il territorio della Valpolicella. La prima edizione si svolse solamente per un giorno: il 6 aprile del 1953.
Il Sindaco Ghedini, considerato tuttora il fondatore della sagra, ideò il concorso per il miglior Recioto e la creazione di una piccola cittadella fatta di chioschi e casette per la degustazione di vino e cibi tipici del veronese.
A seguito del successo, vennero ideati altri eventi collaterali. In particolare, dal 1961, nel martedì successivo a Pasqua si svolge il “Gran Premio Palio del Recioto” ovvero una gara ciclistica dilettantistica che richiama atleti da tutto il mondo.
L’origine del Recioto
Il Recioto della Valpolicella è un vino passito dolce DOCG di colore rosso rubino. Le uve che lo compongono provengono da soli vitigni autoctoni della Valpolicella: Corvinone, Corvina e Rondinella e, in alcuni casi, da Molinara e Oseleta.
Il Recioto è parte integrante della storia e della cultura del vino della zona.
Le sue origini risalgono all’epoca dei romani e degli Ostrogoti. Il primo a scriverne fu Plinio il Vecchio, scrittore del I secolo D.C. Quattro secoli dopo, Cassiodoro scrisse una lettera al Re Teodorico, il quale soggiornava spesso a Verona. Nella lettera lo scrittore consigliava al re barbaro di degustare un vino dolce proveniente da uva passite di quella zona.
Il nome originale, tuttavia, era Raeticum e solo successivamente cambiò il nome in Recioto. L’attuale nome, secondo la tradizione, proviene dalla parola dialettale “recie” che significa orecchie. In passato, infatti, si riteneva che la parte esterna del grappolo (l’orecchio) contenesse una maggiore concentrazione di zuccheri perché più esposta al sole e, quindi, più adatta nella produzione di un vino dolce.
Il processo in breve
La vendemmia delle uve per il Recioto è tradizionalmente una vendemmia tardiva, che permette al grappolo di sviluppare più zuccheri.
A seguito della raccolta, i grappoli vengono messi in cassette di legno, le quali vengono poste in speciali stanze, i “fruttai”. Questa fase, chiamata Appassimento, dura circa 100 giorni. In questo periodo di tempo i grappoli perdono la maggior parte della loro acqua con un aumento del grado zuccherino.
Al termine dell’Appassimento, i grappoli entrano nella fase di Vinificazione: le uve vengono pigiate e poste a fermentare.
Terminata questa fase, inizia l’Affinamento: il Recioto viene posto tradizionalmente all’interno di piccole botti, le Barrique, per un minimo di tre anni. Infine, il vino viene imbottigliato e affinato in vetro per almeno un altro anno prima della messa in vendita.
Il padre dell’Amarone
Le fasi che contraddistinguono la creazione del Recioto sono in realtà le medesime dell’Amarone.
La leggenda, infatti, narra che l’Amarone sia nato da un errore nella produzione di Recioto presso la cantina di Villa Novare (ora Villa Mosconi-Bertani).
Adelino Lucchese, il cantiniere, si dimenticò una botte di Recioto in cantina per alcuni anni. In seguito, Adelino, insieme all’enologo Gaetano, assaggiò il vino ed entrambi ne rimasero sorpresi: la fermentazione, ovvero la trasformazione degli zuccheri dei grappoli in alcool, non si era fermata. Il vino non risultava più dolce, bensì Amarone, ovvero grande amaro.
Il Recioto risulta, quindi, essere non solo il vino bevuto dagli imperatori romani e il più antico, ma anche il padre del vino più famoso e più ricercato della Valpolicella.
- Valpolicella, Verona
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